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Pantufla.
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"O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l’etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l’affanno duri!"
La Luna ha un fascino incredibile: quale emozione quando la luna piena illumina la notte nei campi lontani dalle luci della città e fa risplendere di un lieve riflesso argenteo i rami degli alberi!
Leopardi, il Poeta per definizione, a questo grazioso corpo celeste dedica un canto denso di nostalgia. "Ma nebuloso e tremulo dal pianto che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci il tuo volto apparia": nella notte dell'anima quel cerchio di luce bianca trema di passione, di com-passione per il destino duro che il suo cantore terrestre è costretto a vivere. Al cuore del giovane Poeta resta "la ricordanza", che sembra colmare quel vuoto di felicità e risvegliare la speranza, "ancor che triste, e che l'affanno duri".
La vita non darà a Leopardi la soddisfazione delle sue speranze; ma gli darà una Gloria che ha attraversato i secoli ed il dono delle lacrime che spuntano ancora oggi sugli occhi di chi legge le sue opere.
Edited by Pantufla - 3/4/2006, 10:30. -
_Ginny_.
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Io adorare Giacomo Leopardi .