LIBRI & POESIA: EMOZIONI SENZA TEMPO

ALLE FRONDE DEI SALICI

Salvatore Quasimodo

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  1. Pantufla
     
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    "E come potevamo noi cantare
    con il piede straniero sopra il cuore,
    tra i morti abbandonati nelle piazze
    sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
    d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
    della madre che andava incontro al figlio
    crocifisso sul palo del telegrafo?
    Alle fronde dei salici, per voto,
    anche le nostre cetre erano appese:
    oscillavano lievi al triste vento."


    Immagini di morte e dolore pervadono ogni parola di questa poesia e si distendono da un verso all'altro per penetrare più profondamente nell'essenza della guerra. Gli uomini, gli oggetti, la natura: tutto evoca violenza ed oppressione, in una perfezione si stile che colpisce direttamente al cuore.
    E come potevamo noi cantare? Come può la Poesia, che per sua natura è bellezza ed eleganza fatte parola, come può la Poesia cantare ancora quando la Storia è impregnata di sangue innocente?
    Il Poeta ha abbandonato ogni speranza e tutto in lui richiama un sentimento di commozione religiosa, che però non lascia spiragli di speranza. La morte degli innocenti è il sacrificio simbolico degli agnelli; l'urlo della madre è il pianto della Madonna ai piedi della croce. E come recitano i Salmi biblici, non restano che cetre silenziose appese al più "triste" degli alberi, il salice.
    Solo un'immensa ed atroce tristezza che oscilla, tristemente, con il vento.
     
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