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-EMA-.
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Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna,
dormi dormi, cocco bello,
se no chiamo Farfarello,
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone
Gujermone e Cecco Beppe
che s'aregge co' le zeppe:
co' le zeppe de un impero
mezzo giallo e mezzo nero;
ninna nanna, pija sonno,
che se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno,
fra le spade e li fucili
de li popoli civili.
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che comanna,
che comanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza,
o a vantaggio de una fede,
per un Dio che nun vede,
ma che serve da riparo
ar sovrano macellaro;
che quer covo d'assassini
che c'insanguina la tera
sa benone che la guera
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finché dura 'sto macello,
fa la ninna, che domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima,
boni amichi come prima;
so' cuggini, e fra parenti
nun se fanno complimenti!
Torneranno più cordiali
li rapporti personali
e, riuniti infra de loro,
senza l'ombra de un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la pace e sur lavoro
pe' quer popolo cojone
risparmiato dar cannone.
Carlo Alberto Salustri, meglio noto come Trilussa ha scritto questa semplice poesia allo scoppio della Grande Guerra, nel 1914. Naturalmente le composizioni di questo frizzante e simpatico poeta dialettale non hanno la pretesa di paragonarsi a ben più illustri testi, ma questi versi in particolare suscitano non poco stupore.
Lasciando perdere gli accenni diretti ai protagonisti e ai problemi del tempo, la maggior parte del componimento potrebbe tranquillamente essere affisso come Manifesto delle Guerre odierne. Decenni dopo i massacri delle 2 Guerre Mondiali, la Guerra frutta ancora “un bel mucchio di quattrini” e i sovrani odierni, anche se non sono più tutti “cuggini” come un tempo, continuano a farci i soliti discorsi sulla pace e sul lavoro. C’è ancora chi si scanna e si ammazza a vantaggio della Razza e della Fede, e i cosiddetti popoli civili non hanno ancora riposto le proprie “sante bombe”. Oggi come allora, dunque, i nostri figli fanno bene a dormire, a sognare a fantasticare mentre noi, popolo coglione, ci beviamo le menzogne dei potenti.
Edited by -EMA- - 21/3/2006, 11:25.