LIBRI & POESIA: EMOZIONI SENZA TEMPO

L'ONESTO RIFIUTO

Guido Gozzano

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  1. Pantufla
     
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    L'onesto rifiuto
    "Un mio gioco di sillabe t'illuse.
    Tu verrai nella mia casa deserta:
    lo stuolo accrescerai delle deluse.
    So che sei bella e folle nell'offerta
    di te. Te stessa, bella preda certa,
    già quasi m'offri nelle palme schiuse.

    Ma prima di conoscerti, con gesto
    franco t'arresto sulle soglie, amica,
    e ti rifiuto come una mendica.
    Non sono lui, non sono lui! Sì, questo
    voglio gridarti nel rifiuto onesto,
    perché più tardi tu non maledica.

    Non sono lui! Non quello che t'appaio,
    quello che sogni spirito fraterno!
    Sotto il verso che sai, tenero e gaio,
    arido è il cuore, stridulo di scherno
    come siliqua stridula d'inverno,
    vota di semi, pendula al rovaio...

    Per te serbare immune da pensieri
    bassi, la coscienza ti congeda
    onestamente, in versi più sinceri...
    Ma (tu sei bella) fa ch'io non ti veda:
    il desiderio della bella preda
    mentirebbe l'amore che tu speri.

    Non posso amare, Illusa! Non ho amato
    mai! Questa è la sciagura che nascondo.
    Triste cercai l'amore per il mondo,
    triste pellegrinai pel mio passato,
    vizioso fanciullo viziato,
    sull'orme del piacere vagabondo...

    Ah! Non volgere i tuoi piccoli piedi
    verso l'anima buia di chi tace!
    Non mi tentare, pallida seguace!...
    Pel tuo sogno, pel sogno che ti diedi,
    non son colui, non son colui che credi!

    Curiosa di me, lasciami in pace!"



    Avendo una certa disponibilità di tempo, in questo periodo mi sto dedicando ai poeti del primo Novecento; dopo avervi proposto Sbarbaro e i "vociani", questa settimana spero di emozionarvi con i Crepuscolari. Inizio con Gozzano ed una sua poesia che non conoscevo, ma che per caso o per destino mi è capitata sotto gli occhi in un momento "opportuno". Credo che descriva in modo bellissimo il senso di accettazione di un'esistenza senza spessore e senza ambizioni sentimentali, dove uno stuolo di deluse bussa alla porta del cuore del poeta, senza ottenere altro che indifferenza e distacco. Gozzano sembra aver abbandonato ogni speranza; di se stesso non vede altro che un cuore arido e stridulo di scherno, vuoto come un baccello secco e senza semi (siliqua) che pende tristemente dai rami di un rovo nel freddo dell'inverno. "Non posso amare! Non ho amato mai!". Nel buio dei sentimenti il Poeta si chiude nel proprio inetto vivere, chiudendo le porte ad ogni sogno e ad ogni gesto amico: "lasciami in pace".

     
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9 replies since 29/4/2006, 14:31   2150 views
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