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Pantufla.
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AMAI
Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
(da "Mediterranee", 1946)
Questa poesia è una dichiarazione di poetica e al tempo stesso un bilancio che Saba fa della propria vita e della propria attività di scrittore.
Erano tempi, i suoi, in cui il mondo letterario si scrollava di dosso il dramma delle due guerre, ma ne usciva spogliato di ogni certezza esistenziale e storica. Saba in qualche modo vuole sfuggire al relativismo e provare a scrivere una poesia facile, chiara, non ricercata nel lessico e nello stile come quella dei poeti a lui contemporanei.
Per questo si lascia incantare dalla rima fiore-amore e desidera con la sua poesia cercare quella Verità che sembra sia stata sepolta insieme alle vittime della guerra: il Poeta spera che quelle verità esista e vuole accostarsi ad essa per non abbandonarla più.
Quella Verità condivisa con i lettori attraverso la poesia è la "buona carta" di Saba: essa soltanto vuole salvare nella propria vità e la vuole lasciare sul tavolo alla fine del suo gioco. Un'eredità che spetta ai posteri mettere in gioco..